Il surfcasting nella pesca in mare da riva è la tecnica sicuramente più “strong” non tanto per la mole delle prede, che è comunque importante, quanto per le condizioni in cui le suddette vengono insidiate. Vento frontale sostenuto, forti correnti, spesso presenza di alghe strappate dalla mareggiata, obbligano l'angler a dotarsi di attrezzi robusti e al contempo prestanti, attrezzi che devono sopportare usi e condizioni gravose, perciò la parola d'ordine è robustezza e affidabilità.
I mulinelli non sono esenti da queste prerogative e devono essere progettati per assolvere al meglio al ruolo per cui sono preposti. Nel surfcasting le categorie sono due: mulinelli fissi e mulinelli a bobina rotante, vediamoli nello specifico e analizziamone le specifiche e i campi d'impiego.
E' il più utilizzato per la sua semplicità e immediatezza nell'uso. Il principio sul quale si basano è il medesimo: la bobina non ruota ma è l'archetto che girando su di essa permette l'avvolgimento del filo. La bobina contemporaneamente si abbassa e si alza, permettendo una disposizione ordinata del filo. Aprendo l'archetto si permette al filo di uscire liberamente dalla bobina, operazione indispensabile nella fase di lancio.
La bobina è solitamente dotata di frizione, un dispositivo regolabile, che può essere anteriore se posto sopra la bobina o posteriore se situato sul lato opposto del corpo che in base a come viene tarato permette lo slittamento della bobina. Questo è fondamentale nel combattimento con la preda in modo che sotto trazione questa prenda filo evitandone la rottura, è bene quindi tarare la frizione sempre tenendo conto del carico di rottura del filo.
Il rapporto di recupero è la quantità di filo riavvolto per ogni giro di manovella, la dicitura “4:1” ad esempio, sta a indicare che per ogni giro completo di manovella corrispondono 4 giri dell'archetto che in base alla grandezza della bobina potrebbero tradursi in 50/60. La regola vuole che a rapporto di recupero lento corrisponda maggiore potenza rispetto ai modelli dal rapporto di recupero più veloce.
La taglia del mulinello si identifica con la sua capacità di contenere filo, dagli 8000 ai 14000 abbiamo i modelli dedicati a tecniche più gravose e con prede di grossa mole, quelli specifici per il surfcasting, sono realizzati con bobina conica. Questa favorisce un’uscita del filo con minore attrito essendo questo distribuito su una superficie maggiore. Inoltre, grazie al bordo alto della bobina più stretto, durante il volo del piombo si riduce il contatto appunto con il bordo superiore della bobina. Questo non fa altro che migliorare le prestazioni, rispetto ai modelli vintage, dove la bobina era un contenitore cilindrico stretto e profondo e poco conico.
La frizione deve essere precisa e robusta durante un recupero gravoso con accumuli d'alga e, nello scalzare il piombo dal fondo, deve consentire un buon serraggio senza slittamenti. Nel combattimento con la preda invece deve garantire tutta la duttilità richiesta.
Molto gradita è la capacità di passare da un serraggio forte a uno più lasco con un’escursione nel pomello di registro, minima, in modo da far fronte ad una possibile fuga improvvisa con un gesto rapido che garantisca la dovuta prontezza richiesta. I dischi frizione nei modelli migliori attualmente vengono realizzati in fibra di carbonio.
I materiali come tutto il resto devono essere robusti e resistenti alla corrosione, dalle leghe di alluminio e graphite si arriva nei modelli più evoluti e costosi al titanio.
Gli ingranaggi dei mulinelli fissi sono molto complessi rispetto a quelli di un rotante, questo incide sul costo in virtù del fatto che il rapporto precisione/robustezza diventa ancora più critico e complesso da ottenere. Altro particolare da tenere in considerazione è una manovella che offra la giusta leva, con un pomello comodo e sicuro da impugnare.
Leader assoluto, riconosciuto ormai dalla maggior parte dei surfcaster come must nella fabbricazione di moderni mulinelli fissi da surfcasting, è la nipponica Shimano. I mulinelli da surfcasting Shimano, insieme a quelli Daiwa, sono quanto di meglio offerto dal mercato nel settore, aziende che vantano una storia gloriosa con modelli intramontabili e sempre all'avanguardia nella ricerca tecnologica.
Abbiamo visto come il fisso, in generale si può definire un mulinello semplice da usare, che non richiede, particolari preparazioni tecniche per capirne il funzionamento. Si è lavorato tanto sulla robustezza, il peso, la scorrevolezza degli ingranaggi, oggi molto complessi e precisi, a differenza del rotante.
Nel mulinello rotante infatti, il filo fiorisce in linea con la canna e annessi anelli, nel fisso il filo, durante il lancio, fuoriesce a spire, questo fa si che l'attrito sugli anelli sia superiore, in caso di vento inoltre, può presentarsi il rischio che le spire escano in maniera disordinata, penalizzando il lancio, in casi estremi creando qualche parrucca. Per diminuire l'attrito del filo in uscita, le canne anellate da fisso, presentano meno anelli e di diametro più elevato.
Il mulinello a bobina rotante è l'antenato del fisso ma non per questo è considerato soppiantato o obsoleto, al contrario, è tuttora lo strumento preferito da tanti appassionati. Il rotante e composto essenzialmente da una bobina che gira azionata da una manovella. La bobina, come nel fisso è dotata di frizione per il combattimento delle prede, nei modelli da lancio, può essere svincolata per ruotare liberamente, cosa essenziale nella fase di lancio appunto.
La taglia è espressa in libbre, i modelli da surfcasting partono da 12, fino a 20 libbre, nel surf mediterraneo raramente si superano le 15 libbre. Le frizioni sono a stella, poste sotto la manovella. Nel surfcasting, tecnica dove i lanci sono i più estremi, i modelli non prevedono il guidafilo a differenza di quelli da bait casting o traina. Questo perchè ostacola la libera fuoriuscita del filo con piombi pesanti che viaggiano ad altissime velocità. Il modo in cui il filo viene concesso dalla bobina in rotazione, durante il lancio e il modo in cui quest'ultimo fuoriesce, non a spire ma in linea, ne fa il punto di forza del rotante.
Importantissimo, affinchè questo equilibrio venga raggiunto in maniera ottimale, è un buon settaggio del sistema frenante. La bobina ruota su cuscinetti, il tipo di oliatura di questi rappresenta il primo passo per il settaggio conseguente. Un olio fine per sua natura lascerà al cuscinetto una maggior capacità di rotazione, uno più viscoso tenderà a rallentarlo. Di questo va tenuto conto, non esiste una regola universale, ma in genere bobine grandi con molta inerzia, necessitano di un olio più denso.
Altro fattore sono le condizioni, atmosferiche, con vento frontale e piombi pesanti, un olio denso aiuta insieme agli altri meccanismi frenanti a tenere sotto controllo l'esubero di giri della bobina, ed a allinearsi alla velocità di uscita del piombo. In genere un olio 15/40, è un buon compromesso per un rotante utilizzato nel surfcasting, oli più fini sono utilizzabili, in condizioni di pesca a fondo con esche leggere e condizioni di vento assente o alle spalle.
Come abbiamo detto, la bobina ruota su un asse, nel caso specifico dei modelli denominati “ultracast”, oppure asse e bobina possono essere fissi, detti appunto “ad asse solidale”, come i vecchi Penn o Daiwa Milionaire 7ht.
Mentre nei primi i cuscinetti sono incassati nella bobina che ruota sull'asse, nei secondi asse e bobina ruotano all'unisono. Due tipologie costruttive altrettanto valide, seppur con qualche differenza in fatto di gestione e frenaggio, le bobine ultracast infatti, sono dotate in genere di uno spunto più veloce, quelle ad asse solidale sono meno esplosive, non meno prestanti in mano al lanciatore evoluto, ma forse più gestibili dal punto di vista del frenaggio a parità di libbraggio e diametro.
Ogni rotante è provvisto di uno o due registri laterali, che servono a regolare il gioco della bobina, stringendoli questi vanno a premere sull'asse o nei modelli ultracast sui cuscinetti, aumentando l'attrito in rotazione e di conseguenza il frenaggio. In genere, non vengono, mai serrati completamente, ma si tende a lasciare un gioco di circa 0,5 mm per lato, agendo invece in maniera più incisiva sugli altri sistemi frenanti, ma qualora in alcune circostante sia necessario, serrare leggermente i registri può essere un ulteriore aiuto.
Gli altri sistemi di frenatura sono di tipo magnetico o centrifugo, alcuni modelli li supportano entrambi.
Il freno magnetico, consiste in uno o più magneti che entrano in gioco durante la rotazione della bobina. Questa infatti ruotando pur essendo in alluminio, genera un campo di forza il quale viene contrastato dall'attrazione del magnete, che per effetto frenerà appunto la rotazione della bobina.
Più il magnete si allontana dalla bobina meno incisiva sarà la sua azione frenante, nei modelli attualmente in commercio è possibile regolare la distanza dei magneti tramite un pomello o un controllo a slitta, ciò offre un ampio petto di regolazioni.
Il sistema di frenaggio centrifugo, è più datato come tecnologia, ma comunque ancora valido e attuale. Questo sistema si basa su un’asse che attraversa ortogonalmente l'asse sul quale ruota la bobina. Su quest'asse sono inseriti dei piccoli tubolari, quando la bobina e quindi l'asse ruota, per forza centrifuga, questi piccoli tubini verranno spinti all'esterno, fino al contatto delle loro estremità, su una sorta di ghiera, detta gabbia dei centrifughi.
L'attrito dei centrifughi, sulla apposita gabbia, produrrà di conseguenza il rallentamento della bobina, maggiore sarà la velocità, di conseguenza la forza centrifuga esercitata e il conseguente frenaggio.
Abu Garcia, è sicuramente un marchio storico e tutt'ora leader nella produzione di questo tipo di attrezzi, insieme a Daiwa e Penn,
Ciò che fa del mulinello rotante un attrezzo prestante e specifico, oltre a un intrinseca robustezza, il peso contenuto e le dimensioni minori rispetto ad un fisso, sono le prestazioni nel lancio. Perchè, si possa beneficiare di tali prestazioni, preparazione tecnica a parte, è necessario, curarne il settaggio, oleatura cuscinetti e taratura del sistema frenante deve essere effettuato in maniera oculata.
La bobina non deve essere trascinata dal piombo, ma non deve nemmeno girare più velocemente della velocità del piombo in uscita, questo genererebbe un esubero di giri, con conseguente inevitabile parrucca. Questo fa si che pur essendo il rotante una macchina straordinaria, la non immediatezza d'uso e la perizia necessaria a renderlo sempre efficiente, nonché, la dedizione richiesta per apprendere le tecniche di lancio e la dimestichezza per poterlo gestire, non lo faccia preferire al fisso. Rimane un attrezzo, comunque amato dai puristi più dediti alla tecnica.